AFORISMI POST VOTO

Raggruppo qui le ormai consuete #carbyanalisi dell’immediato post voto (nell’esatto ordine in cui sono state espresse). Concetti brevi, alcuni dei veri e propri aforismi per delineare le prime impressioni maturate dal risultato elettorale.

 

Bruno Tabacci vince in un collegio milanese per il centrosinistra… sapete chi è Bruno Tabacci?! Mentre chi non lo sa va a informarsi, la prima analisi è semplice: sotto sotto, i vecchi democristiani non muoiono mai!!

 

Non sempre chi vince vince e non sempre chi perde perde. Una cosa però è certa: ancora una volta la legge elettorale si dimostra infingarda soprattutto per chi l’aveva studiata e voluta pro domo sua.

 

Mi pare che Renzi l’abbia presa bene… ho letto nelle sue parole un’analisi lucida, non rancorosa, proiettata all’unico scopo di cercare il bene dello Stato come solo un grande statista potrebbe fare. Direi che l’ho visto “sereno” più o meno come lo era il fuhrer nel bunker di Berlino a fine aprile 1945.

 

Cinque anni fa il popolo aveva dato un avvertimento che definirei chiaro alla politica, assegnando quasi il 30% dei voti a una forza sconosciuta, fatta di sconosciuti, di cui si conosceva solo il comico che la guidava. Se la politica avesse ascoltato quel segnale, oggi probabilmente il voto ai grillini si sarebbe di molto asciugato. Il fatto che quel voto invece sia cresciuto dimostra che la lezione di allora non è servita a nulla… speriamo che il Movimento 5 Stelle non debba arrivare al 70% prima che qualcuno si svegli!!

 

Le leggi elettorali piacciono a chi ne trae beneficio (e non sempre è chi le ha scritte, seppure le aveva pensate con l’intento di riproteggersi).
Da oggi, anche se l’attuale legge non garantisce (al momento) una maggioranza, comunque grazie alla medesima legge a Belluno abbiamo l’opportunità di avere ben 6 eletti autoctoni: chissà che facendo squadra portino qualcosa di utile al territorio.
Una maggioranza, forse non nell’immediato ma in qualche modo si troverà; e anche quelli che non ne faranno parte non si dispereranno oltremodo…

 

A settantadue ore dal voto qualcuno parla già, tra i possibili scenari, di riforma della legge elettorale e di elezioni anticipate.
La mia impressione invece è che questa Legislatura durerà cinque anni filati filati.
Con un Parlamento in buona parte rinnovato e tantissimi neofiti di cui alcuni che si stanno ancora chiedendo come hanno fatto ad entrare o viceversa hanno ben compreso la casualità che ha permesso loro di entrare, figuriamoci se gli possa anche solo passare per la testa l’opzione del ritorno al voto.
Se nemmeno Berlusconi, dopo che lo fecero decadere da senatore, riuscì a convincere i suoi al gran passo della sfiducia al governo e ritorno alle urne (e infatti la precedente Legislatura è filata via fino alla fine, pur cambiando tre presidenti del Consiglio), oggi meno che mai qualcuno, a iniziare dalle ridotte della sinistra e passando per i grillini, si arrischierà ad ascoltare questo tipo di proposta.
Un governo quindi nascerà di sicuro, vedremo come.
Ovviamente il mio auspicio è che sia un governo stabile e autorevole, guidato dal leader della coalizione arrivata prima alle elezioni.
Non so se sarà così, ma in ogni caso pronostico una legislatura di lunga durata.

 

Il caso del ministro Minniti è forse quello più eclatante. Ministro degli Interni uscente, magari con dei distinguo ma generalmente apprezzato anche dalle opposizioni, viene massacrato nel collegio uninominale di Pesaro dove arriva terzo battuto sia dalla candidata del centrodestra sia e soprattutto da Cecconi dei 5 Stelle, vincitore del collegio… proprio quel Cecconi che qualche settimana fa è stato espulso dal Movimento per la questione dei finti rimborsi elettorali ed è sparito dalla circolazione senza fare un minuto di campagna elettorale.
Venendo a questioni più locali, pur avendo visioni diametralmente opposte a quelle di Roger De Menech, non posso non ammettere che in questi anni abbia lavorato parecchio per acquisire peso sul territorio. Non dico che abbia sempre lavorato bene né che abbia portato a casa grandissimi risultati, ma certamente si è mosso molto, mediaticamente e anche fisicamente su e giù per la provincia, facendosi certamente conoscere e, presumo, anche apprezzare da più di qualcuno… anche se a volte ha dimostrato troppa supponenza.
Risultato: persino a Ponte nelle Alpi, dove vive e prima di diventare onorevole è stato sindaco prende una legnata di oltre 14 punti percentuali rispetto al candidato del centrodestra, punti che diventano 24 su base provinciale (46 a 22).
Sono stati particolarmente scarsi Minniti e De Menech (per citare gli esempi che ho fatto) o gli elettori hanno bocciato lungo tutta la penisola il renzismo vuoto di contenuti reali e di converso premiato al Nord il pragmatismo salviniano e al Sud (ahi noi!!) le promesse di assistenzialismo propagandate dai grillini?!

 

Nel precedente ragionamento abbiamo parlato di collegi uninominali, ora affrontiamo il proporzionale. M5S (32,21 – 32,66) -1,37; PD (19,12 – 18,72) 2,13; Lega (17,63 – 17,37) 1,49; Forza Italia (14,43 – 14,01) 2,99; Fratelli d’Italia (4,26 4,35) -2,06, LeU (3,27 – 3,38) – 3,25. Tra parentesi il voto dei partiti che hanno superato a livello nazionale la soglia del 3% a Camera e Senato e successivamente il calcolo percentuale della differenza tra le due Camere. Pur con collegi e circoscrizioni elettorali diversi, con candidati ovviamente diversi, con anche un tipo di elettorato attivo diverso (sopra i 18 anni alla Camera, sopra i 25 al Senato) la variazione percentuale di ogni forza politica mostra uno scostamento che varia tra l’1 e massimo il 3 % della propria forza.
Qualcuno è ancora convinto dell’importanza del porta a porta per un voto come quello delle politiche?

 

Se per ventura/sventura fosse dato l’incarico al Movimento 5 Stelle sarò particolarmente curioso di vedere la diretta streaming tra Di Maio e la delegazione del PD col primo costretto a pietire un appoggio. In politica ci vuole intelligenza… ma anche memoria!!

 

Continuiamo a ragionare con i numeri… il centrodestra ha dimostrato di essere maggioranza in tutto il Nord Italia, dal Piemonte al Friuli passando pure per la fino a ieri sempre rossa Emilia.
In queste regioni è racchiuso il motore economico e la forza trainante dell’intero sistema paese, la Lombardia da sola rappresenta quasi il 20% della popolazione nazionale oltre che buona parte del PIL.
Il Nord da sempre, e negli ultimi anni in maniera ancora più preponderante, tiene in vita l’economia nazionale.
Siamo seri: pensate davvero che si possa lasciare il nord all’opposizione per dare spazio a un governo targato Giggino, il maghetto di Pomigliano?!
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“The King is dead, long live The King”… più o meno quello che, in forma meno solenne, oggi ha detto Martina per ringraziare Renzi di essersi tolto dai cabasisi: “sento innanzitutto il bisogno di riconoscere la scelta che il segretario ha compiuto dopo il voto con le sue dimissioni e voglio ringraziarlo per questo atto forte e difficile ma soprattutto per il lavoro e l’impegno enorme di questi anni”.

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